OSSIDAZIONE

OSSIDAZIONE E ATTIVITA’ ANTIOSSIDANTE

Lo stress ossidativo costituisce un fattore emergente di rischio per la nostra salute perché risulta associato non solo all’invecchiamento precoce ma anche ad una lunga serie di malattie molto comuni ed invalidanti. Lo stress ossidativo è l’esito indesiderato della rottura del fisiologico equilibrio fra la produzione e l’eliminazione, da parte dei sistemi di difesa antiossidante, delle specie chimiche ossidanti, in primis i radicali liberi dell’ossigeno. Questi, una volta superata la soglia della normalità, possono attaccare e danneggiare qualsiasi molecola organica di interesse biologico (es. glicidi, lipidi, amminoacidi, proteine, nucleotidi) con conseguente generazione di sottoprodotti di (per)ossidazione, quali idroperossidi, 8- idrossideossiguanosina etc. Tali sottoprodotti si accumulano nei tessuti e/o nei liquidi extracellulari, ove possono essere identificati e misurati attraverso specifici test. Un alterato bilancio ossidativo, tuttavia, può essere dovuto non solo ad un aumento dei livelli di radicali liberi ma anche ad un abbassamento del livello/attività degli antiossidanti. Per questo motivo, qualsiasi valutazione dello stress ossidativo deve essere “globale” ossia tener conto sia degli aggressori (ossidanti) che dei difensori (antiossidanti). Grazie ad un Panel Test globale, infatti, è possibile porre una diagnosi di stress ossidativo estremamente precisa ed affidabile, ove le due componenti contrapposte, quella pro- ed anti-ossidante possono essere valutate distintamente. In altri termini, si può stabilire in tempo reale se un’alterazione del bilancio ossidativo è dovuta ad un aumentata produzione e/o ad una ridotta capacità di eliminazione dei radicali liberi. In questo modo anche il monitoraggio della terapia antiossidante può poggiarsi su basi più solide e uscire dalla fase empirica in cui spesso viene a trovarsi.

LDL-ossidate. La patogenesi dell’aterosclerosi include la suscettibilità genetica e una varietà di fattori di rischio cardiovascolari ed influenze ambientali. Evidenze sperimentali sempre più solide suggeriscono che, in associazione ai fattori di rischio cardiovascolari “classici”, i fenomeni infiammatori ricoprono una posizione di rilievo nella dinamica del processo aterosclerotico coronarico e delle Sindromi Coronariche Acute (SCA). Pertanto i markers sistemici di infiammazione stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella stratificazione prognostica e nella gestione terapeutica dei pazienti con SCA. Questa risposta infiammatoria è sostenuta e stimolata dallo stress ossidativo, che può costituire la connessione tra i disturbi lipidici e l’infiammazione. Da oltre 20 anni è noto che lo stress ossidativo, in particolare l’ossidazione delle LDL, può influenzare lo sviluppo della malattia aterosclerotica e che alcuni marcatori di ossidazione delle LDL (LDL ossidate circolanti, autoanticorpi anti-LDL ossidate) potrebbero essere utili nel valutare il rischio di sviluppo di patologia nei pazienti.

Il test è utilizzato in numerosi trials clinici e Unità Ospedaliere come biomarker dello stress ossidativo implicato in diverse e numerose patologie collegate a disfunzioni lipidiche, come riportato nei congressi nazionali SIBIOC e dalla più recente letteratura scientifica [9].

MDA. Tra le numerose molecole biologiche target dello stress ossidativo i lipidi sono la classe più colpita. Un importante step nella degradazione della membrana cellulare è la reazione delle specie reattive dell’ossigeno o radicali liberi con acidi grassi poliinsaturi (PUFAs) che dà origine ad idroperossidi e successivamente ad un’ampia varietà di aldeidi, molecole stabili, biologicamente attive che devono essere considerate dei veri e propri messaggeri citotossici. La loro azione nei confronti di acidi nucleici e proteine consiste in un danno irreversibile della funzionalità cellulare. La Malondialdeide (MDA) è il principale target citotossico riconosciuto dalla comunità scientifica [10].

d-ROMs Test. Il d-ROMs test è un test spettrofotometrico che consente di determinare, in un campione biologico, la concentrazione degli idroperossidi (ROOH), generati nelle cellule dall’attacco ossidativo dei ROS su svariati substrati biochimici (glicidi, lipidi, amminoacidi, proteine, nucleotidi ecc.). La sigla ROM vuole sottolineare che gli analiti misurati dal test, gli idroperossidi, sono dei metaboliti reattivi dell’ossigeno (Reactive Oxygen Metabolites, ROM). Il d-ROMs è l’unico test attualmente disponibile per la valutazione complessiva della componente lesiva, pro-ossidante, dello stress ossidativo, che unisce a questa specificità a) una standardizzazione estremamente utile nella pratica clinica routinaria (vedi scelta delle unità di misura) e b) la possibilità di integrarsi perfettamente, nell’attuale panorama della diagnosi di laboratorio, con altri test sullo stress ossidativo.

Le finalità del d–ROMs test sono monitorare lo stress ossidativo, prevenire le sue conseguenze e monitorare l’efficacia della terapia specifica in associazione con l’eventuale trattamento antiossidante integrativo.

BAP Test. L’insieme delle sostanze presenti nel plasma (antiossidanti esogeni ed endogeni) costituiscono la cosiddetta barriera antiossidante plasmatica. Virtualmente, ogni agente in grado di “donare” elettroni, sia esso “endogeno” (es. GSH, SOD, bilirubina, acido urico, ecc.) o “esogeno” (es. carotenoidi, ascorbato, vitamina E, flavonoidi, ecc.) hanno la capacità di bloccare la potenziale lesività di un radicale libero, la cui reattività è proprio legata alla particolare “carenza” di sistemi antiossidanti plasmatici.

 

Screening del potere antiossidante esogeno. All’interno delle cellule il sistema di difesa antiossidante ha una ben precisa compartimentalizzazione. E’ importante sottolineare che gli antiossidanti di tipo enzimatico sono presenti prevalentemente a livello intracellulare mentre gli altri prevalgono a livello extracellulare. Qui, gli agenti liposolubili (es. tocoferoli), entrando nella compagine delle biomembrane, costituiscono la prima linea di difesa contro l’attacco dei radicali liberi, mentre quelli idrosolubili (es. ascorbato) intervengono soprattutto nel contesto della matrice solubile del citoplasma e degli organuli cellulari.

  • Determinazione Vitamina C – La vitamina C è una vitamina idrosolubile la cui attività antiossidante, in vivo, è legata alla capacità di esistere in una forma ridotta (acido ascorbico) e una ossidata (acido deidroascorbico) tra loro inter convertibili.
  • Determinazione Vitamina E – I tocoferoli, riuniti in 8 principali isomeri sotto la denominazione di vitamina E, sono ampiamente distribuiti in natura e, in particolare, negli oli vegetali. Tra essi l’alfa-tocoferolo è risultato essere il componente più importante per l’attività antiossidante della vitamina E. L’alfa-tocoferolo agisce come un antiossidante catturando i radicali lipoperossilici prima che interagiscano con il substrato, prevenendo il danno a carico di strutture lipidiche complesse e delicate quali le membrane biologiche e le lipoproteine plasmatiche.
  • Determinazione Vitamina A – Essendo fortemente insatura, la vitamina A risulta molto reattiva nei confronti dei radicali perossilici, che vengono intrappolati nella sua molecola, la quale funziona prevalentemente da “chain breaker” piuttosto che da donatrice di equivalenti riducenti. In questo modo, essa risulta particolarmente efficace nel ridurre l’entità della perossidazione lipidica. I caroteni sono lipidi poliisoprenoidi poliinsaturi a lunga catena carboniosa. Fra le numerose specie chimiche diffuse in natura (almeno 600) la più studiata è il beta-carotene, presente nei vegetali come pro-vitamina A.

I livelli vitaminici integrati con il BAP test individuano uno stato di carenza o ipovitaminosi causati da stress esterni o cattiva alimentazione.

 

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